La cultura come volano per la crescita economica e sociale del Paese

Intervista a Lorenzo Casini, Professore ordinario di diritto amministrativo nella Scuola IMT Alti Studi di Lucca

 

L’articolo 9 della Costituzione ha compiuto settant’anni. Che giudizio possiamo dare di quanto accaduto sino a oggi e quale futuro prevede?

Il bilancio è positivo, soprattutto se si considera l’aspetto normativo. Esiste un codice dedicato ai beni culturali e al paesaggio oramai da quindici anni, che diventano venti se si conta dal testo unico del 1999.
Un codice che la Corte costituzionale ha in più di un’occasione difeso e rafforzato. Da oltre quarant’anni vi è un Ministero dedicato, nato proprio per dare attuazione all’articolo 9. Da qualche anno, poi, lo Stato ha finalmente anche i propri musei, intesi, come avviene in tutto il mondo, quali istituti di conservazione, educazione, ricerca e comunicazione. Il “ceto” delle persone interessate al patrimonio culturale, per citare Massimo Severo Giannini, è aumentato e le persone interessate a studiare e lavorare in questo settore sono tornate a crescere.
A fronte di queste luci, certo, non mancano le ombre. La conflittualità tra livelli di governo, specialmente tra Stato, Regioni ed enti locali, è sempre alta. Il rapporto tra pubblico e privato non è ancora risolto, anche perché è troppo spesso visto in modo ideologico. Le risorse finanziarie, nonostante il periodo felice 2014-2017, restano insufficienti. Il personale pubblico dedicato alla cultura è troppo esiguo.
Cosa ci aspetta? Occorre proseguire il cammino di ampliamento della platea interessata, di coinvolgimento delle scuole e delle comunità, ricordando il ruolo fondamentale della cultura nella crescita sociale ed economica di un Paese. Sotto questo profilo, il rischio principale che corre l’articolo 9 nel prossimo futuro è legato alle spinte regionalistiche che, se non correttamente governate, possono produrre una immotivata e nefasta frammentazione del patrimonio culturale della Nazione e della sua tutela.

Quali sono le principali sfide che attendono la cultura nei prossimi anni?

Direi innanzitutto, come in altri campi, la sfida tecnologica. Il sempre più facile accesso ai contenuti, grazie alle riproduzioni digitali, pone molte questioni.
La più importante, però, mi pare sia quella di far comprendere alle nuove generazioni i diversi livelli e gradi di lettura e approfondimento che uno stesso “testo” o una stessa opera possono avere. La cultura è allora strumento essenziale per assicurare una corretta acquisizione di conoscenze e competenze.
Si tratta, quindi, di programmare investimenti massicci nella scuola, nella formazione e nella ricerca, puntando sulla eccezionalità di contenuti che il patrimonio culturale della nostra Nazione può offrire. Questa mi sembra la principale priorità e, come per le politiche ambientali, il prezzo da pagare per il ritardo nel prendere con decisione questa strada comincia a essere troppo alto.