Dalle Imprese

La scoperta del “blu egizio” nella Galatea di Raffaello

ENEA ha partecipato alle indagini effettuate sull’affresco di Raffaello “Il trionfo di Galatea” a Villa Farnesina a Roma, che hanno permesso di rintracciare la presenza di “blu egizio”, uno dei più antichi pigmenti di origine non naturale mai realizzati. Coordinato dall’Accademia Nazionale dei Lincei, il team che ha lavorato sull’affresco è composto da tecnici IRET-CNR, Laboratorio di Diagnostica per i Beni Culturali di Spoleto, XGLab-Bruker, oltre che ENEA. La scoperta del “blu egizio” è il fulcro della mostra “Raffaello in Villa Farnesina: Galatea e Psiche” allestita a Villa Farnesina fino al 6 gennaio 2021, nell’ambito delle celebrazioni per il V centenario della morte dell’artista urbinate. ENEA ha contribuito alle indagini mettendo in campo conoscenze specifiche su dipinti murali, materiali e tecniche esecutive conseguite nella trentennale esperienza sul campo. “In passato abbiamo già effettuato campagne di indagini XRF in modalità a punti, ovvero attraverso una scansione della superficie degli affreschi con un sistema opportunamente costruito, sia sulla Galatea che sugli affreschi della Loggia di Psiche. Nella recente occasione, oltre a queste, i nostri tecnici, insieme ai restauratori, hanno riesaminato i rilievi delle giornate esecutive e della tecnica pittorica, rilevando significative differenze rispetto a quanto sinora noto”, spiega il ricercatore ENEA Claudio Seccaroni.
Il pigmento rintracciato costituiva il principale – se non l’unico – colore azzurro utilizzato nell’antichità classica e preclassica e deriva dalla metallurgia del rame. Nel Medioevo il suo utilizzo diminuì fino a scomparire, per poi riprendere sporadicamente nel Rinascimento. L’identificazione del blu egizio sulla Galatea di Raffaello, l’opera più antica del ‘500 dove è stato rintracciato, potrebbe rappresentare un tassello essenziale nella comprensione del suo revival rinascimentale. “Certo è che Raffaello in quest’opera si è fortemente ispirato all’antichità greco-romana e i dati sperimentali sottolineano che quest’ispirazione ha interessato anche i materiali utilizzati e non solo gli aspetti stilistici”, conclude Seccaroni. L’ENEA nella sua più che trentennale attività nel settore dei beni culturali ha sviluppato e messo in campo numerose tecnologie avanzate a partire dai sistemi laser scanner per imaging remoto impiegati sui Bronzi di Riace, fino ai sistemi di sensori in fibra ottica per il monitoraggio strutturale applicati alle Mura Aureliane di Roma e al Duomo di Orvieto.