“L’officina neoclassica” in mostra a Faenza

La mostra
L’officina neoclassica. Dall’Accademia de’ Pensieri all’Accademia d’Italia, allestita nella prestigiosa sede di Palazzo Milzetti a Faenza, dal 15 marzo al 21 giugno 2009, intende ricostruire con testimonianze pittoriche di altissimo livello uno dei momenti più entusiasmanti, prestigiosi e di valore internazionale dell’arte italiana tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento: la nascita e la diffusione della temperie figurativa neoclassica.
La mostra, curata da Francesco Leone e Fernando Mazzocca, è promossa e realizzata da Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico per le province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, Palazzo Milzetti di Faenza, Comune di Faenza, Fondazione Banca del Monte e Cassa di Risparmio di Faenza, Banca di Romagna e Fondazione Cassa di Risparmio e Banca del Monte di Lugo, Provincia di Ravenna, nell’ambito dell’esposizione
Canova. L’ideale classico tra scultura e pittura - i cui servizi sono a cura di Civita
- in collaborazione con Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì.
Del clima culturale che coincide con la parabola artistica di Antonio Canova furono indiscussi protagonisti due artisti particolarmente legati a Faenza e alla Romagna: il faentino Tommaso Minardi e il facondo Felice Giani, artefice, oltre che di numerose decorazioni per importanti residenze emiliane e romagnole, delle straordinarie pitture che ancora oggi arricchiscono, in un insieme davvero unico, le architetture di Palazzo Milzetti.
Nelle sale dell’illustre residenza sono esposte un consistente gruppo di opere, tra dipinti e disegni, molti dei quali inediti, di artisti come Hayez, Giani, Minardi, Sabatelli, Palagi, Camuccini, Cades, Appiani.
L’esposizione intende ripercorrere le vicende dell’arte italiana all’incirca dal 1790 - anno in cui Giani inaugurò a Roma le riunioni serali dell’innovata e sperimentale Accademia de’ Pensieri - fino alle soglie della Restaurazione, quando le tematiche figurative legate alle poetiche del sublime e del visionario, già esperite dal gruppo di artisti facente riferimento a Giani, diverranno il prediletto campo d’indagine di quella più giovane generazione che si riunirà nelle aule romane dell’Accademia d’Italia - istituita nel 1810 per volere di Canova stesso - e che vedrà tra i suoi adepti figure del calibro di Francesco Hayez, Pelagio Palagi o appunto dello stesso Tommaso Minardi, gloria artistica faentina.
Con un taglio assolutamente inesplorato dunque, e con il concorso di numerose opere inedite o soltanto recentemente riemerse all’attenzione degli studi, la mostra di Faenza propone una ricostruzione ambiziosa, di grande livello e di respiro europeo, del Neoclassicismo italiano che, giustamente ricollocato sulla ribalta internazionale, si qualifica inequivocabilmente come il degno corrispettivo pittorico della sublime scultura di Antonio Canova.