Il caso Favara, tra arte e rigenerazione sociale

Intervista a Florinda Saieva, Direttore generale Farm Cultural Park

Quali sono state le modalità con cui, ponendo al centro l’arte contemporanea, l’Associazione Farm Cultural Park è riuscita a modificare la vita sociale di un piccolo centro?

L’arte contemporanea è stato il primo strumento per accendere i riflettori, capovolgere la realtà e costruire una polarizzazione di contrasti tra vecchio e nuovo, abbandonato e curato, non pensato e desiderato. Ci ha permesso di accogliere e ospitare creativi, visitatori, giornalisti, turisti.
E poi di farli in qualche modo interagire in modo occasionale o strutturato con i nativi dei sette cortili, gli anziani della piazza, i bambini nelle scuole….
Ci ha permesso di mostrare una possibilità, un altro modo di intendere la politica, di prendersi un pezzo di responsabilità.

In che misura, il significativo fermento che ne è scaturito, riesce a costituire un elemento di intermediazione fra amministrazione pubblica e cittadinanza?

I Comuni del sud Italia, sono morti, falliti. Anche quando amministrati da persone con buona volontà non riescono a dare visione, strategia, programmazione. Nelle migliori delle occasioni, riescono a fare a mala pena l’ordinaria amministrazione. Non sto parlando solo di Favara, ovviamente. Per questo occorre sperimentare dei modelli di governo territoriale nuovi, più agili, in cui ogni cittadino possa sentirsi chiamato in causa. Questi sono i presupposti sui quali il prossimo 21 marzo costituiremo Favara Societa per Azioni BUONE.