L’importanza di trasformare le differenze tra giovani e adulti in punti di forza
Intervista a Martina Romiti, Alfiere della Repubblica 2024
La sua esperienza mostra che l’impegno civico può essere contagioso fra i giovani. Qual è stata la motivazione della sua nomina ad Alfiere della Repubblica nel 2024 e come riesce a coinvolgere i suoi coetanei su temi complessi come la legalità e la giustizia sociale?
Il motivo della mia nomina ad Alfiere della Repubblica è stato l’impegno con l’associazione “Libera – contro le mafie”, per la quale nel corso degli ultimi anni ho partecipato e organizzato attività molteplici e diverse, a partire dalla formazione su temi come la riqualificazione dei beni confiscati o gli incontri con i familiari di vittime innocenti di mafia, fino alla creazione di un presidio nella nostra scuola.
È proprio a scuola che ho conosciuto per la prima volta l’associazione, nel luogo che, secondo me, più determina la vita dei giovani, in particolare alla mia età. Credo molto nel valore della scuola come primo terreno d’incontro con interessi, passioni e valori che poi accompagneranno nel corso della vita intera, ed è lì che anche io ho trovato la conferma di ciò in cui ho sempre creduto, innanzitutto grazie ai miei genitori: che effettivamente i giovani possano incidere sulla realtà. Possiamo fare qualcosa di pratico e per farlo non dobbiamo aspettare di diventare adulti, aspettare di avere lauree e lavori importanti, ma possiamo iniziare già adesso.
Per questo, non credo sia difficile coinvolgere i giovani in attività come quelle nelle quali da anni ormai mi impegno insieme ai volontari di Libera; anzi penso ci sia, da parte dei miei coetanei, un grandissimo bisogno e una voglia sincera di impegnarsi in attività che si percepiscono come giuste, specialmente con la prospettiva di poter agire in modo concreto. Credo che nei giovani sia molto diffusa la volontà di cambiare le cose e di lottare per i valori in cui si crede, ma che, allo stesso tempo, sia molto difficile trovare qualcuno che effettivamente sia convinto che il proprio apporto possa davvero essere utile e fonte di miglioramento della società. Per questo, quando invece si incontrano persone, che siano coetanei, insegnanti o attivisti di qualsiasi età, che davvero dedicano a quei valori la propria vita, con dedizione e motivazione, nella convinzione dell’importanza di coinvolgere anche i più giovani, spesso la partecipazione è incredibile: non tanto per la quantità o la frequenza, quanto per l’entusiasmo.
In particolare, penso che questo possa essere incentivato se si inizia occupandosi di realtà più piccole, come la propria scuola o il proprio quartiere, tenendo sempre in mente i principi e gli obiettivi globali, certo, ma con la consapevolezza che, soprattutto a questa età, è lì che davvero si può incidere sulla vita reale delle persone.
In questo modo, si evita anche di incorrere nella frustrazione comune ai giovani più impegnati socialmente, della quale parla anche il XVI Rapporto Civita “Semi di futuro. Giovani, cultura e benessere” (2025 Marsilio Editori), perché effettivamente a questa età cominciare un percorso di attivismo politico può mettere davanti a problemi di proporzione mondiale, rimessi a decisioni sulle quali spesso non si può influire. Ma per arrivare a comprendere e ad incidere su dinamiche internazionali e questioni di così ampio respiro, bisogna necessariamente partire da ciò che si ha immediatamente davanti.
Queste sono convinzioni che ho maturato nel corso degli ultimi anni, attraverso l’esempio e l’incoraggiamento degli attivisti di Libera e non solo, degli adulti che conosco, dei miei amici, e di tutte le ragazze e i ragazzi che ho intorno, che ammiro profondamente e che mi riempiono di fiducia per il futuro, rafforzando la certezza che, se messi nelle giuste condizioni, i giovani di voglia di fare ne abbiano tanta.
Da giovane che vive pienamente questa epoca, come percepisce la capacità degli adulti di ascoltare e dei giovani di esprimersi?
La comunicazione tra adulti e giovani, che in questi anni può sembrare molto più aperta, a fronte di una maggiore vicinanza tra generazioni, è in realtà paradossalmente ancora più difficile.
Come dicevo prima, tra i giovani è diffusissima una radicata sfiducia nelle proprie capacità e credo che essa sia spesso lo specchio della mancanza di stima che si percepisce dal mondo degli adulti: le figure che si vedono come un modello o un riferimento e delle quali si desidera più ardentemente l’approvazione sono spesso le stesse che, invece, liquidano idee e iniziative come ingenue perdite di tempo o banali tentativi di saltare le lezioni.
Al contrario, seguire le proprie passioni in generale, e specialmente lottare insieme per i propri valori e per la creazione di una società più equa è un grandissimo fattore di aggregazione, che crea legami veri e indissolubili sia tra giovani, sia tra generazioni diverse. La condivisione di ideali, esperienze e interessi è il miglior modo per colmare la distanza, altrimenti abissale, fra adulti e ragazzi, e creare uno spazio di dialogo sincero, da entrambe le parti.
Per i giovani, a mio avviso, la capacità di aprirsi, confrontarsi e confidarsi, specialmente con gli adulti, è strettamente legata alla fiducia: laddove si sente l’accoglienza dell’altra parte, senza il timore di vedere sminuite le proprie idee, paure o sentimenti, allora può nascere una relazione sana e genuina, ma quando invece questo legame non si crea, è difficile superare la diffidenza e la convinzione che l’altro “non possa capire”.
D’altra parte, va tenuto in considerazione anche il particolare periodo storico nel quale ci troviamo a vivere, periodo di cambiamenti radicali ma rapidissimi, di iperconnessione ma profonda solitudine e di grandissimo progresso tecnologico accompagnato da incertezza, povertà e diseguaglianza. Perciò, alla sfiducia verso sé stessi e verso gli adulti, si aggiunge la sfiducia verso il mondo circostante e il futuro: forse la più spaventosa e annichilente, dalla quale è difficile, quasi impossibile, difendersi da soli.
Ma soli non siamo: ed è questa la consapevolezza che deve guidare verso un nuovo modo di concepire le relazioni fra generazioni diverse, volte alla ricerca del dialogo e dei punti in comune, senza ignorare le inevitabili differenze connaturate alla diversa età, ma trasformandole in punti di forza, che permettono di assumere un nuovo punto di vista.