Dagli Associati
“L’Italia che Ricicla 2025”: eccellenze consolidate e nodi strutturali della circolarità italiana
La presentazione del Rapporto L’Italia che Ricicla 2025 si è svolta a Roma, nella Sala “Gianfranco Imperatori” di Civita, uno degli spazi più riconoscibili del dibattito economico nazionale.
Promosso da UNICIRCULAR, la sezione di Assoambiente che rappresenta le imprese del riciclo e del recupero, il Rapporto descrive un settore capace di performance tra le migliori in Europa grazie a filiere storiche come carta, vetro e metalli. Assoambiente, che riunisce le aziende attive nell’igiene urbana, nel trattamento e nella circolarità dei rifiuti, evidenzia però come questo primato non sia ancora sostenuto da una vera strategia industriale.
Il nodo centrale riguarda quattro filiere chiave: plastica, tessile, edilizia e RAEE. Si tratta di comparti strategici per volumi e funzioni industriali, ma frenati da raccolte insufficienti, mercati poco maturi e domanda limitata di materiali riciclati. Nel settore delle costruzioni permane una disponibilità elevata di materiali recuperati che, però, faticano a trovare sbocchi a causa di normative non omogenee e di una domanda instabile. La plastica vive una fase di forte pressione dovuta ai prezzi dei polimeri vergini, alla volatilità energetica e a un quadro regolatorio incerto. Tessile e RAEE restano penalizzati dalla scarsa intercettazione dei rifiuti, che impedisce di recuperare materie prime seconde preziose.
Anche le filiere più solide devono confrontarsi con costi energetici in aumento e con gli effetti del sistema EU ETS, che incidono sulla competitività di produzioni strategiche per molti distretti industriali. A questo si aggiunge una struttura produttiva frammentata, composta in larga parte da micro e piccole imprese, spesso prive della massa critica necessaria per investire, innovare e affrontare la volatilità dei mercati.
Il Rapporto invita a guardare alla circolarità come a una leva industriale, non solo ambientale. Servono regole stabili, criteri End of Waste più efficaci, una fiscalità orientata alla circolarità e soprattutto mercati in grado di assorbire i materiali riciclati. Senza questi elementi, il riciclo italiano continuerà a offrire buoni risultati, ma resterà un’eccellenza isolata, incapace di rafforzare sicurezza delle risorse, autonomia industriale e decarbonizzazione del Paese.