Strategie e comunicazione per il Soft Power, tra arte contemporanea e web

Intervista a Beatrice Trussardi, Presidente Fondazione Nicola Trussardi

 

Qual è il ruolo che l’arte contemporanea può ricoprire nella definizione di una possibile strategia per il Soft Power italiano? 

L’arte contemporanea è indubbiamente un nodo fondamentale nella definizione di una strategia per il Soft Power italiano. Da sempre l’arte e la cultura sono tra gli asset che contraddistinguono l’Italia nel mondo, da ben prima che esistesse il cosiddetto “made in Italy” e che l’industrializzazione facesse emergere la moda e il design come linguaggi autonomi e portatori di valori. La cultura e l’arte, ovviamente contemporanee, sono sempre stati strumenti utilizzati a livello politico e diplomatico da un Paese – il nostro – che per ragioni storiche e geografiche si presentava all’esterno come frammentato e in continua trasformazione. La percezione all’estero di un’arte italiana è arrivata ben prima di quella di uno Stato italiano, e dovremmo fare tesoro di questo dato importante per costruire una migliore consapevolezza di noi e dei nostri punti di forza. Troppo spesso si fa riferimento all’arte e alla cultura in Italia come a un giacimento di petrolio da far fruttare, ma erroneamente si pensa soltanto al nostro patrimonio storico – inestimabile e imprescindibile per la nostra identità – come risorsa da valorizzare, e si perdono di vista invece l’arte e la cultura del nostro tempo, su cui è necessario investire: è sul nostro “oggi” che si gioca il futuro, è attraverso il nostro presente che possiamo diventare interlocutori credibili e aperti verso il resto del mondo. L’arte contemporanea in questo è fondamentale perché si tratta di un linguaggio potente, in tutte le sue declinazioni, che per definizione è forma di espressione del suo tempo. Come tale capta e raccoglie stimoli dal mondo in evoluzione e li restituisce in forma di visioni, specchio del presente o addirittura portatrici di anticipazioni, sviluppi, talvolta persino risposte. La sua capacità di parlare a tutti sfruttando molteplici livelli di lettura la rende strumento adatto ed efficace per raccontare le inquietudini e le speranze di un mondo in evoluzione e per rileggere anche il passato. Per questo, in ottica strategica, può essere un utilissimo veicolo anche per la valorizzazione del nostro Patrimonio e della nostra storia – da cui ovviamente non possiamo prescindere – rivitalizzando un passato altrimenti ingombrante, che rischia di tenerci imbrigliati.

In base alla Sua esperienza, quali sono i principali punti di forza di un opportuno piano di comunicazione a sostegno del nostro Soft Power?

Il Soft Power dovrebbe utilizzare tutti i media e gli strumenti che il nostro tempo mette a disposizione, in modo capillare e pervasivo. La comunicazione oggi è sempre più rapida e frammentata, il web e i social network sono strumenti diffusi ma ancora non completamente esplorati e utilizzati nelle loro potenzialità, soprattutto positive. Credo che la loro immediatezza e capacità di parlare al singolo dovrebbero essere il punto di partenza per costruire una strategia di comunicazione parallela a quella istituzionale, più spontanea e leggera, e per questo più efficace e diretta. Ci sono interessanti casi studio a cui ci si potrebbe ispirare, imparando come la veicolazione di un brand talvolta sia più forte prescindendo dal brand stesso e più efficace semplicemente attraverso la trasmissione dei suoi valori.