Via Francigena: benefici per i territori e priorità di valorizzazione nella programmazione PNRR

Intervista a Massimo Tedeschi, Presidente Associazione Europea delle Vie Francigena

La Via Francigena è un Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa, con un appeal pertanto internazionale e frequentata da migliaia di camminatori provenienti da tutto il mondo. Quali sono i benefici che questa frequentazione porta ai territori e alle comunità interessate? 

La Via Francigena è stata certificata “Itinerario culturale del Consiglio d’Europa” nel 1994. L’AEVF (Associazione Europea delle Vie Francigene), organismo incaricato di promuoverla, cioè di farla conoscere e di farla frequentare, è stata fondata nel 2001. Nell’ultimo quinquennio prima del Covid (2014/2019) si stima che sia stata percorsa, a piedi o in bicicletta, da circa 300 mila persone, provenienti da tutta Europa e da Paesi extra-europei (Stati Uniti, Canada e Australia in particolare) – la stima si riferisce ad una durata media del cammino di una settimana – e che la ricaduta economica sia di oltre 100 milioni di euro.
I benefici di questo grande flusso, inferiore sì a quello di Santiago di Compostela ma comunque ragguardevole e in crescita, sono di due tipi: di carattere culturale e di carattere economico.
Se guardiamo alla Storia, infatti, ed osserviamo attentamente le cose, lungo le strade e i cammini, come ci ricorda il medievista francese Jacques Le Goff, c’è stato qualcosa di più importante dei soldati e delle merci che vi hanno transitato; questo qualcosa sono le culture, le idee, le religioni e il dialogo fra esse. E ciò avviene continuamente, anche oggi.
Il secondo tipo di benefici concerne l’economia poiché pellegrini e camminatori – come è successo a Santiago – abbisognano di numerosi servizi, materiali e immateriali, di vario tipo, servizi che sono forniti dall’imprenditoria, in particolare giovanile e femminile. È esattamente quello che è avvenuto e sta avvenendo lungo i tremila chilometri della Via Francigena, da Canterbury a Roma e a Santa Maria di Leuca, come conferma la recente interessantissima ricerca di IRPET di Firenze (“The European Cultural Routes as engine for sustainable development. The case of Via Francigena in Tuscany”) sull’aumento dei pernottamenti nelle strutture ricettive lungo la Via Francigena.

Quali sono le priorità a cui devono essere dedicate le azioni volte alla valorizzazione dei cammini nell’ambito della programmazione del PNRR? 

Sia il piano di digitalizzazione di musei, biblioteche e archivi, previsto nella Misura 1 del settore Cultura e Turismo del PNRR, sia il piano di attrattività dei borghi, di valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale e di rigenerazione dei parchi e dei giardini storici, previsti nella Misura 2, servono allo scopo in quanto le decine di migliaia di pellegrini e di camminatori che riprenderanno a frequentare la Via Francigena sono turisti culturali di grande livello. Il profilo medio ci delinea una persona dotata di preparazione culturale elevata, che esprime quindi interesse e curiosità sia nel momento del cammino che, ancor più, successivamente. Porrei attenzione sulla formulazione poliglotta delle indicazioni culturali e turistiche – troppo spesso vediamo ancora indicazioni solo in italiano – e sui tempi di attuazione – ancora oggi i comuni stanno aspettando le risorse ministeriali per la Via Francigena (20 milioni di euro) deliberate dal CIPE nel maggio 2016 e non ancora assegnate.