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La Cultura come vettore di coesione sociale per la ripresa

L’Italia si trova ad affrontare i giorni più difficili da quando è scoppiata l’emergenza sanitaria Covid-19.
L’epidemia, oltre a condizionare il nostro modo di vivere, abitudini e certezze, sta insidiando su più fronti l’economia italiana con danni per miliardi di euro anche se, tutt’oggi, ancora difficilmente ponderabili. Una situazione inedita, un passaggio ulteriore in una società post-industriale che, rispetto a quelle precedenti, non ha un modello teorico e vive un forte disorientamento.
In questo quadro a tinte fosche, alcuni elementi-chiave per il futuro del Paese si delineano in maniera sempre più chiara ed incisiva, identificando i propri pilastri nella tecnologia e nella globalizzazione e mostrandoci che ci troviamo in un grande “unico vicinato” in cui le cose risuonano in modo rapido.
Ne stanno prendendo sempre più atto le Istituzioni – ora come non mai ancoraggio e punto di riferimento per persone e comunità – che chiedono a gran voce una stringente coesione sociale come dimensione necessaria per il superamento della crisi.
L’Associazione Civita, da oltre trent’anni osservatorio autorevole di quanto accade nella società e nella cultura del nostro Paese ed, in particolare, nel dibattito sulle politiche dei beni culturali, avverte come impellente necessità l’importanza di ribadire quanto, e ancora di più in questo momento, la Cultura rappresenti per l’Italia un asset strategico su cui far leva. Non ci riferiamo unicamente al suo ruolo di volano per l’economia – assunto sempre valido in cui Civita e le proprie imprese associate credono da sempre con fermezza – ma, anche, alla sua capacità di tenere unite le persone, dar vita al dialogo e generare valore per le comunità concorrendo, in via privilegiata, alla costruzione di democrazia e coesione sociale. Lo stiamo sperimentando in queste ore: la vita culturale del nostro Paese è in gran fermento, anche attraverso forme inedite. La sospensione di eventi e spettacoli e la chiusura di musei, cinema e teatri imposte dal Governo per contenere la diffusione del virus, hanno spostato sulle piattaforme multimediali l’attività di tali realtà consentendo alla creatività di trovare nuove, temporanee forme di espressione e divulgazione in attesa dell’auspicata fine della pandemia. Gli appelli che viaggiano sui social, l’organizzazione di flash mob con musica da finestre e balconi in diversi centri d’Italia o di maratone solidali all’insegna della cultura, rappresentano la spontanea risposta dei cittadini che, dalle proprie case, vogliono ad ogni modo far sentire la propria voce sostenendo chi, in queste ore, è impegnato in prima linea a salvare vite umane; un’ incoraggiante riscontro di unione e vicinanza da parte degli italiani ma anche una risposta culturale capace di generare fiducia, senso di comunità, speranza, di immaginare scenari inediti pur in una situazione storica di forte criticità.
Tornare ai valori di base di collettività e di comunità, che sembrano oggi aver acquisito nuovo vigore e forza, costituisce un punto focale per la nostra ripartenza, per guardare al futuro con ottimismo; quello che sta accadendo non lascerà solo un’impronta nella storia, ma anche nella nostra capacità di reagire, restando uniti, in un’ottica di sostenibilità sociale per il bene del Paese.
Pur di fronte ad una risposta ampia e creativa da parte del settore culturale, non possiamo esimerci dal constatare la diffusa preoccupazione per tutta la filiera delle imprese culturali che stanno risentendo, in maniera drammatica, della crisi conseguente alla diffusione del contagio.
L’impatto strutturale derivante dalle misure restrittive a carico del settore delle Industrie Culturali e Creative, a seguito dell’epidemia di Covid-19 registrata in Italia, andrà attentamente valutato a partire dalle prossime settimane.
L’intera filiera delle imprese culturali (comprendente il mondo dello spettacolo come le realtà che operano per le attività culturali e per la gestione e valorizzazione del patrimonio culturale in senso ampio: musei, mostre monumenti, aree archeologiche, teatri e spazi culturali ed espositivi, parchi e giardini storici, ecc.) oggi sta vivendo una fase di criticità senza precedenti, con il serio rischio che molte realtà non saranno in grado di riprendere le proprie attività una volta superata la fase acuta dell’epidemia. Ciò produrrà inevitabilmente effetti dirompenti tanto sulla qualità e quantità di offerta culturale, quanto sull’occupazione di un settore di per sé già strutturalmente fragile, composto da imprese labour intensive che vivono spesso di lavoro intermittente, con programmazioni rigide di medio-lungo periodo e fortemente dipendenti dai flussi turistici. La produzione e i servizi legati allo spettacolo dal vivo, alle arti visive, al cinema, all’editoria, ai musei, alle biblioteche e agli archivi, all’offerta di esperienze culturali in generale, si regge largamente su lavoratori con contratti atipici, partite IVA, freelance, a prestazione occasionale o a giornata, ecc., talvolta riuniti in associazioni, cooperative, piccole imprese, reti e anche naturalmente lavoratori dipendenti, spesso a termine.
In questo senso, anche tenendo conto delle richieste mosse dai principali operatori del settore, il Ministro Franceschini si è adoperato affinché nel decreto Cura Italia venissero previste una serie di misure urgenti per i lavoratori e le imprese del settore del turismo e della cultura. Un primo aiuto nel momento di maggiore difficoltà a cui dovranno seguire, alla ripresa, politiche e azioni per il rilancio di questo settore fragile ma fondamentale per lo sviluppo e l’immagine nel mondo del nostro Paese.
Tante sono state le manifestazioni di supporto e solidarietà da parte delle imprese che, dando un segnale di grande forza e responsabilità nei confronti della comunità nazionale, hanno deciso di fare la loro parte mettendo a disposizione le proprie risorse per contribuire ad avvicinare i cittadini e allo scambio di informazioni e accesso alla cultura. Dalle grandi compagnie telefoniche che offrono giga gratuiti con l’obiettivo di aiutare persone, professionisti ed aziende a continuare, attraverso servizi digitali, la propria attività e mantenere le proprie abitudini di vita, oltre che ad aiutare insegnanti e famiglie nella didattica a distanza, al mondo dell’energia e delle utility mobilitato a sostegno delle strutture sanitarie impegnate nel contrasto dell’epidemia Covid-19, ma anche a favore di famiglie e piccole imprese più colpite dall’emergenza, fino agli sforzi, a più livelli, compiuti da tante imprese per iniettare liquidità al servizio sanitario nazionale. Un impegno significativo, dunque, da parte delle aziende – molte delle quali appartenenti alla compagine associativa di Civita, per noi motivo di orgoglio e a cui va il nostro più sentito riconoscimento per quanto messo in campo per il bene del Paese – nonché un segnale importante di immediata risposta nei confronti di una pubblica emergenza. La nostra Associazione, che del rapporto fra pubblico e privato, ne ha fatto un motore di azione del proprio operato, invita tutti a fare tesoro di tale collaborazione; auspichiamo, pertanto, che quella messa in campo in un momento così critico per il nostro Paese possa diventare un modello applicabile anche in futuro.
Sarà particolarmente importante, terminata la crisi, continuare a fare squadra, in particolare nei confronti del comparto culturale che, oggi più che mai, ha bisogno di tutte le forze in campo per dar seguito a questo rinnovato entusiasmo venuto dal basso e in grado di costituire una solida base su cui non solo costruire il rilancio economico e sociale del Paese, ma anche modificarne la narrazione mostrando al mondo la propria capacità di reazione.

Gianni Letta, Nicola Maccanico, Simonetta Giordani, Giovanna Castelli