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Indagine di Altroconsumo, 9 su 10 favorevoli a norma su doggy bag
Roma, 5 feb. – (Adnkronos) – Davanti all’ipotesi di una doggy bag obbligatoria per legge, per ridurre lo spreco alimentare, Altroconsumo ha coinvolto i consumatori iscritti alla community ACmakers su questo tema, raccogliendo 1000 risposte. Dall’indagine emerge che circa 1/3 delle persone dichiara di consumare il pasto al ristorante o in altri locali 2 o 3 volte al mese mentre 1/5 lo fa una volta al mese. C’è anche una fetta di persone che dice di uscire a mangiare una volta alla settimana., Secondo gli ACmakers la pizza è l’alimento più gettonato per la doggy bag (segnalato quasi dalla metà di chi ha risposto), seguito dalla carne (1 su 3) e, a distanza, da un primo piatto. Un po’ meno successo ha la doggy bag delle bevande (acqua, vino, bevande gasate…), solo 3 persone su 10 dichiara di aver fatto questa esperienza. Acqua e vino sono in cima alla lista delle preferenze. Nella maggior parte dei casi le persone non hanno portato a casa le bevande perché l’avanzo era poco (1/3) o nullo (quasi la metà); alcuni erano imbarazzati a chiederlo (1/5), mentre altri pensavano fosse scomodo portare a casa la bottiglia dal ristorante. In nove casi su dieci le persone hanno detto di essere stati soddisfatti dal ristoratore nella richiesta di una doggy bag. Quando c’è stato un rifiuto le motivazioni più comuni sono state “la mancanza di contenitori adatti” e “non è politica del locale”., Favorevoli all’introduzione di una norma che renda obbligatoria l’offerta di una doggy bag sono più di 9 intervistati su 10. E pur di ridurre lo spreco di cibo e bevande, più della metà dei rispondenti sarebbe disposto a portarsi i contenitori da casa, opzione a cui sarebbe favorevole 1/3 dei rispondenti, anche se di fatto non la ritiene una soluzione fattibile o frequente. Infine, la sensibilità degli intervistati contro lo spreco alimentare emerge anche nei commenti liberi nel questionario: la doggy bag viene considerata, infatti, un’ottima soluzione non solo – e non tanto – per una ragione economica, ma soprattutto etica.