Contaminazioni di saperi per una “società della conoscenza”

Intervista a Gianmario Verona, Presidente Fondazione Human Technopole

 

Quali sono ad oggi i principali effetti della quarta rivoluzione industriale in termini di divulgazione e comunicazione?

 

La quarta rivoluzione industriale sta plasmando in modo profondo il panorama della divulgazione e della comunicazione, trasformando in modo significativo come accediamo, condividiamo e consumiamo le informazioni.

Innanzitutto, la digitalizzazione dei media ha reso possibile un flusso costante di informazioni accessibili attraverso una varietà di piattaforme, dalle reti sociali ai siti web, consentendo una sempre maggiore immediatezza e accessibilità. Grazie all’uso massiccio di big data e analisi avanzate, i media possono raccogliere informazioni sulle preferenze e i comportamenti dei propri lettori, offrendo a ciascuno di noi notizie confezionate in base di nostri interessi e alle nostre abitudini. Oltre a sollevare questioni in merito alla privacy e all’uso etico dei dati, questo ovviamente comporta anche la creazione delle cosiddette “echo chambers”, ovvero quei contesti – reali o virtuali – in cui ci entriamo in contatto solo con contenuti già in linea con il nostro pensiero, riducendo le occasioni di confronto con punti di vista diversi dal nostro. Diventa quindi sempre più difficile confrontarsi con opinioni che possano mettere in discussione le nostre idee o le nostre convinzioni che invece tendono sempre più a rafforzarsi.

La facilità con cui le informazioni sono pubblicate e poi condivise ha reso inoltre più difficile per il pubblico distinguere tra notizie veritiere e false. Diventa quindi fondamentale promuovere percorsi di formazione e di alfabetizzazione mediatica affinché i cittadini, senza distinzione di età, genere, titolo di studio o carriera, siano in grado di valutare criticamente le fonti e i contenuti che incontrano sia on che offline. Formazione che deve avvenire a più livelli e in più contesti, nell’ottica di un percorso di life-long learning, un apprendimento continuo che vada di pari passo con le evoluzioni tecnologiche.

Nonostante le sfide tuttavia, questa rivoluzione offre innumerevoli opportunità i cui confini abbiamo appena iniziato ad esplorare. Apre le porte a una maggiore globalizzazione della comunicazione. Informazione, creatività e innovazione sono oggi risorse preziose in grado di creare valore, portando le nostre economie e le nostre società ad essere sempre più incentrate sulla creazione e condivisione di conoscenza.

La crescita e lo sviluppo di nuove tecnologie che contribuiscono alla nostra capacità di creare e innovare non vanno quindi vissute con inquietudine. Penso soprattutto al dibattito intorno ai sistemi di intelligenza artificiale che non devono essere visti come una minaccia, ma un’opportunità per elevare ulteriormente le nostre capacità. La tecnologia non potrà mai sostituirsi all’uomo, ma integra e completa per generare risultati che vanno a beneficio della collettività. La nostra intelligenza sta nel cogliere il meglio che la tecnologia ha da offrirci.

 

Qual è la strada da percorrere per divulgare efficacemente contenuti scientifici al fine di contribuire alla costruzione di una “società della conoscenza”? 

 

Quello della scienza è un mondo estremamente vario e affascinante. Nel corso dei secoli inoltre è diventato sempre più articolato, organizzandosi in molteplici branche e discipline con un altissimo livello di specializzazione e complessità. Oggi la sfida di comunicazione della scienza non è quindi soltanto tra scienziati e non addetti ai lavori, ma anche all’interno della comunità scientifica stessa che talvolta fatica a creare occasioni di dialogo o di scambio. Per questo è fondamentale rimettere interdisciplinarietà e multidisciplinarietà al cuore della ricerca e creare sempre maggiori occasioni di contaminazione tra ambiti e saperi diversi.

In questo contesto la comunicazione e la divulgazione della scienza sono particolarmente preziose e non andrebbero viste come un processo monodirezionale. Giovani, studenti e cittadini hanno moltissimo da imparare da scienziati e ricercatori, ma lo stesso vale al contrario. Non dobbiamo mai dimenticare infatti che la ricerca, a partire da quella di base, ha come finalità ultima l’ampliamento delle nostre conoscenze al fine di migliorare la qualità della nostra vita, delle nostre economie o delle nostre società. Chi è impegnato nella risoluzione di complicate questioni economiche, matematiche o biologiche non dovrebbe mai dimenticare l’impatto che il proprio lavoro ha sul prossimo. Creare occasioni di dialogo e confronto tra ambiti di saperi diversi è fondamentale per la crescita individuale e collettiva.

I dati riportati nel rapporto di Associazione Civita su “Sfide e strumenti per comprendere cultura e conoscenza”, a cui Human Technopole ha contribuito con grande entusiasmo, dimostrano che chi ha una formazione scientifica ha una maggiore predisposizione e apertura nei confronti della cultura. Vale meno invece il contrario, chi ha una formazione umanistica tende ad essere meno incline ad approfondire tematiche ritenute più “tecniche”.

Lo trovo un dato particolarmente interessante e in controtendenza rispetto all’immagine diffusa di scienziati e ricercatori dipinti come “esperti” chiusi nella propria torre d’avorio, poco interessati a quanto accade fuori dal laboratorio. È un dato che dovrebbe quindi incoraggiarci a investire sempre di più in comunicazione e divulgazione, favorendo una contaminazione reciproca tra aspetti umanisti e scientifici per permettere, in particolar modo alle nuove generazioni, di affinare il proprio pensiero critico e sviluppare gli strumenti necessari ad affrontare il proprio percorso di formazione individuale e professionale.