Dialogare con le istituzioni e le comunità locali: la nuova sfida delle Fondazioni

Intervista a Domenico Giani, Presidente di Eni Foundation

È ormai diffusa la consapevolezza che l’impresa rappresenti sempre più un’istituzione sociale oltre che economica. Il contributo delle fondazioni d’impresa e delle stesse aziende sul fronte del welfare, del sostegno ai giovani e dei progetti nei territori, è sempre più rilevante. Alla luce delle complesse sfide sociali sollevate dall’emergenza Covid-19, come cambierà, a Vostro avviso, il ruolo di tali Fondazioni nel prossimo futuro?

La grave emergenza sanitaria che stiamo vivendo sta colpendo l’intero pianeta, sia pure con diversa penetrazione e velocità a seconda delle aree del pianeta. Essa, da un lato, grazie alle risorse liberate dalle politiche di contrasto degli effetti della crisi, sta imprimendo una forte accelerazione a tutti i processi di trasformazione virtuosi che erano in corso, come quelli relativi al raggiungimento degli obiettivi ambientali. Dall’altro lato, però, sta aggravando significativamente situazioni sociali e sanitarie che in molte aree del pianeta già erano sotto pressione prima dello scoppio della pandemia.
È in questo ambito che a mio avviso si deve collocare un potenziamento importante delle attività di fondazioni come Eni Foundation, creata per contribuire a rispondere alle esigenze delle società civile dei molti paesi in cui l’azienda opera, e in primo luogo a quelle legate alla salute. Occorrerà quindi prendere con forza sempre maggiore “il toro per le corna”, potenziando ancora di più  il dialogo con le istituzioni e con le comunità locali al fine di intervenire in modo più tempestivo ed efficace possibile laddove si siano create nuove difficoltà, o laddove si siano aggravate situazioni preesistenti. E proprio nell’ambito dell’attuale emergenza, come Eni Foundation stiamo studiando una serie di nuovi interventi che presenteremo quando saranno finalizzati.

Le attività delle fondazioni d’impresa riguardano spesso le comunità dove l’impresa stessa ha insediamenti; ulteriore indice di un forte legame con l’ambiente in cui operano. Quali sono le principali iniziative intraprese il tal senso dalle Vostre Fondazioni?

Eni Foundation opera sempre in accordo con i governi locali dei Paesi in cui opera e con partner istituzionali e lavora costantemente per potenziare la propria azione con tutte le risorse disponibili sul luogo e ONG. Con i suoi medici, studiosi, tecnici e operatori pronti ad intervenire nell’interesse delle persone, dovunque esse si trovino, con l’obiettivo di perseguire gli obiettivi che si pone e farlo nel migliore dei modi.
Nei primi anni di attività, la Fondazione ha concentrato maggiormente i propri sforzi sul tema della salute materno-infantile, focalizzando l’attenzione sulle principali malattie endemiche e sulle patologie che colpiscono i minori e ne compromettono la crescita e il pieno sviluppo. Con questo spirito sono stati realizzati progetti e interventi nell’ambito di alcune delle principali problematiche sanitarie, sostenendo gli sforzi della comunità internazionale per ridurre, nel quadro degli Obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM), l’incidenza di patologie quali malaria, TBC e HIV. Inoltre, sempre a tutela dei diritti dell’infanzia, sono stati realizzati importanti programmi di vaccinazione contro le principali malattie.
Una delle sfide che Eni Foundation sta affrontando oggi è in Myanmar, nella regione del Magway, in un gruppo di villaggi rurali dove c’è scarsità di acqua e di energia elettrica, e dove, le uniche coltivazioni sono quelle di arachidi e sesamo. L’obiettivo è quello di combattere la malnutrizione e creare nel più breve tempo possibile i pozzi per rendere l’acqua potabile, migliorare le coltivazioni e fornire supporto sanitario a mamme e bambini.
Molteplici sono i progetti che Eni Foundation ha portato avanti in questi anni, incontrando le persone e parlando delle loro necessità per migliorarne condizioni di vita con interventi mirati in ambiti come la corretta alimentazione, la sicurezza alimentare, il miglioramento delle tecniche agricole e delle attività di formazione e cultura, implementando i piani sanitari nazionali e regionali.
Tra le iniziative più importanti, la ristrutturazione dei servizi di cure primarie in Ghana del distretto di Jomoro, Ashanta west e Ellembelle dove è presente l’ospedale di Half Hassini, in grado di fornire servizi di degenza e di emergenza nell’assistenza ostetrica e neonatale. In Mozambico, ad esempio, nel distretto di Palma, affiancando le autorità locali, sono state messe in atto delle iniziative per rafforzare i servizi di emergenza in modo da ridurre la mortalità neonatale, infantile e materna. Anche qui come in molti altri progetti realizzati da Eni Foundation, l’intervento si è realizzato attraverso attività di   formazione del personale medico, infermieristico, tecnico ed amministrativo.
Un’iniziativa  molto  interessante di carattere sanitario e culturale è stata portata avanti attraverso il teatro.  Nel Nord del Mozambico con il progetto “Il Teatro fa bene” alcuni attori , attraverso un format particolare basato da un lato sulla teatralizzazione di informazioni di carattere sanitario e alimentare, dall’altro con attività dimostrative e pratiche sull’uso di semplici tecnologie d’ausilio nella quotidianità, hanno avuto come obiettivo quello  di trasmettere alla popolazione locale, in particolare a madri e bambini, conoscenze su buone pratiche igienico-sanitarie e alimentari in un modo più efficace di quanto consentano altre forme di comunicazione spesso assenti nei villaggi.
L’attività di Eni Foundation si è concentrata inoltre in Angola, a Luanda nel quartiere di Kilamba Kiaxi, dove sono stati raggiunti importanti risultati come il miglioramento dei servizi sanitari e la lotta alla malnutrizione, mentre nella Repubblica del Congo, nelle regioni di Kouilou, Niari e Cuvette sono notevolmente migliorate le strutture sanitarie per l’infanzia ed è stato portato avanti un programma di vaccinazioni e di trasmissione di lotta alla trasmissione madre e figlio dell’HIV. Ora c’è l’Egitto con la realizzazione di un centro per la cura delle ustioni pediatriche, un problema molto diffuso a causa delle difficoltà nell’ambiente di vita delle città egiziane.