La narrazione come memoria dei giorni al tempo della pandemia

Intervista a Luca De Michelis, Amministratore Delegato Marsilio Editori

Il racconto, la narrazione costituiscono da sempre la memoria di un singolo come di una comunità, e da editore immaginiamo possa confermarlo. La vita straordinaria di quest’ultimo anno vissuto come sarà raccontata? I racconti del contest #tiraccontodacasa ne sono un esempio?

Un anno fa le nostre vite sono cambiate, la pandemia ci ha obbligati nelle nostre case, ha reciso le relazioni sulle quali fondiamo in nostro vivere comune, la nostra idea di società. Soli, chiusi all’interno delle nostre mura, il mondo di fuori arrivava attraverso la narrazione frammentata delle cronache dei giornali, le immagini che rimbalzavano sui monitor. L’isolamento era diventato l’atto più grande di condivisione e in un contesto simile raccontare le nostre esperienze individuali, per poterle metterle in comune, diventa una necessità.
I racconti su questa pandemia per adesso sono diari, riflessioni, testimonianze di speranza, difficoltà o dolore, ma pure delle occasioni di un singolo o di una intera comunità. I racconti sulla pestilenza di oggi, su questa pandemia, possiamo cercarli nei libri del passato, perché se il coronavirus è comparso alla fine del 2019, altre pesti hanno fiaccato l’umanità dall’inizio dei secoli. E fiaccandola, hanno consentito il racconto. Le pesti nascono insieme agli esseri umani, e ogni tanto prendono il sopravvento. Dunque, oltre ai racconti qui contenuti che sono testimonianze o invenzioni di testimonianze, bisogna tornare a Tucidide, a Dumas, o al nostro Manzoni e aspettare che l’esperienza si sedimenti per fare un passo oltre la testimonianza. I libri, ad oggi, sono l’unico manufatto umano rimasto uguale da quando li hanno inventati, i libri hanno sempre avuto le pagine. I libri corrispondono a una forma di memoria umana, ci somigliano, o forse è il nostro modo di descrivere la memoria che somiglia ai libri. La domanda se siano nati prima i libri o la memoria somiglia a quella dell’uovo e della gallina, e io, come a quella, non voglio rispondere. So però che le memorie dei nostri computer, le memorie dei dati che ci hanno permesso di restare in casa senza sentirci soli hanno ancora forme di banche dati, di elenchi di libri. E visto che non siamo ancora usciti dalla pandemia ma siamo in tempi di vaccini, mi piace ricordare un parallelo della senatrice Liliana Segre, che ha detto: “Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.” Anche i libri somigliano a un vaccino, ma possono essere anche una pestilenza, dipende da come li si usa – così come per i vaccini o i medicinali, il cui risultato dipende dalla dose. Davanti ai libri e davanti alla memoria bisogna essere attivi, bisogna ricordare e bisogna leggere. Sono cose che non esistono in sé, esistono in noi.