L’economia del futuro sarà più responsabile e rigenerativa. Parola di Aboca
Intervista a Massimo Mercati, Amministratore Delegato Gruppo Aboca
Come è cambiato il ruolo della sostenibilità all’interno di Aboca a seguito dell’emergenza Covid?
In realtà all’interno di Aboca il valore della sostenibilità non è cambiato, per noi sostenibilità è da sempre sinonimo di salute: il periodo storico che stiamo attraversando ci mostra in modo evidente quanto l’equilibrio dei singoli dipenda da quello generale della natura e quanto tutte le forme di vita siano interconnesse. Per noi questo è un valore centrale da oltre 40 anni, ci occupiamo di ricercare in natura soluzioni per la salute dell’uomo attraverso dispositivi medici e integratori alimentari a base di sostanze vegetali complesse, EvidenceBased e 100% naturali, nel rispetto dell’organismo e dell’ambiente.
La sostenibilità permea il nostro lavoro ed è al centro di tutta la nostra filiera, dal seme al prodotto finito.
Andando nel concreto: i nostri prodotti sono realizzati con materie prime provenienti da agricoltura biologica, che esclude l’utilizzo di fertilizzanti, fitofarmaci di sintesi chimica e OGM, la qualità biologica delle nostre certificazioni è certificata Biodiversity Alliance. Acquistiamo solo energia verde certificata, generiamo e immettiamo energia direttamente in rete grazie a un impianto fotovoltaico di 1 MW. Fino all’85% dei rifiuti vengono avviati ad attività di recupero e la produzione cartacea di materiali informativi e pubblicazioni viene interamente realizzata con carta certificata FSC. Non si tratta solo di un elenco di azioni, ma di una scelta “costitutiva” della nostra azienda: il nostro impegno per il Bene Comune è anche sancito formalmente, dal 2018 siamo diventati Società Benefit, una nuova forma giuridica d’impresa introdotta in Italia nel 2016. Essere “Benefit” significa non solo che potremo – come abbiamo sempre fatto – ma dovremo per statuto generare un impatto positivo per ambiente e comunità. Inoltre, abbiamo misurato il nostro operato e ottenuto la certificazione B Corp.
La crisi (sanitaria, sociale ed economica) generata dal Covid costituisce, a Suo avviso, un’effettiva opportunità per mettere in campo mirate strategie di sostenibilità oppure l’urgenza di affrontare i danni economici che ne sono conseguiti potrebbe porre in secondo piano tali azioni alla luce di nuovi bisogni?
Il rischio che la ripartenza economica metta in secondo piano i temi della sostenibilità è concreto, ma proseguire su questa strada si tratterebbe di un gravissimo errore. Anche perché la crisi sanitaria, sociale ed economica è scaturita proprio dall’insostenibilità del vecchio modello di politica economica: non possiamo pensare di risolvere un problema ripetendolo. È anzi arrivato il momento di passare dalla teoria alla pratica, mettere in atto un vero Green New Deal che favorisca un benessere diffuso e condiviso, per l’uomo e per l’ambiente. C’è il rischio concreto che le aziende si approprino di certi temi per scopi di marketing, screditandone il valore profondo e penalizzando chi realmente si impegna. Ma c’è sempre più consapevolezza, sta crescendo sempre la sensibilità su questi temi e i movimenti giovanili ne sono un chiaro segnale: nessuno vuole essere considerato un “consumatore”, perché il consumismo è un paradigma da correggere. L’economia del futuro dovrà essere non solo più responsabile, ma anche rigenerativa: se le aziende non creano valore e non producono un impatto positivo sulla comunità e sull’ambiente, vorrà dire che le lezioni che questa crisi ci ha consegnato non saranno state colte.