Qualità, parola-chiave per riportare gli spettatori al cinema
Intervista a Giampaolo Letta, Amministratore Delegato Medusa Film.
In questa particolare fase del cinema italiano, tra pandemia e guerra, quali sono a suo avviso le condizioni per portare le giovani generazioni al cinema, uno dei settori più colpiti dalla pandemia ed investito anche dalle trasformazioni sociali, culturali e tecnologiche che hanno cambiato le modalità di fruizione da parte degli spettatori?
Sono trascorsi più di due anni dall’inizio della pandemia da Covid 19 in Italia e più di sette mesi dall’inizio della guerra in Ucraina: è un lasso temporale sufficientemente ampio da consentire bilanci ed analisi dello stato di salute del cinema in Italia.
Mentre il settore della produzione, ripartito immediatamente già a giugno 2020, consolida una un’importante ripresa degli investimenti con conseguente crescita dell’occupazione e del relativo indotto, il settore dell’esercizio cinematografico è risultato essere quello più penalizzato, restando stabilmente molto lontano dai livelli pre-pandemici. E l’Italia è l’unico paese europeo in cui non si è registrata un’inversione di tendenza del numero di spettatori. Negli ultimi mesi, poi, si sono aggiunti gli aggravi dei costi di gestione provocati dalla crisi energetica che preoccupano sempre più gli operatori del settore.
Diverse le cause di questa crisi: le restrizioni sanitarie hanno sicuramente inciso moltissimo (l’Italia è stato l’ultimo paese ad eliminare l’obbligo di mascherina nelle sale a giugno 2022) “marchiando” i cinema come luoghi pericolosi. La possibilità di vedere comodamente da casa una quantità pressocché infinita di contenuti audiovisivi di varie tipologie (film, serie, documentari) ha senza dubbio modificato le abitudini di utilizzo del tempo libero fuori casa facendo scartare, tra le priorità, la visione in sala. La paura, la pigrizia, la tecnologia, che permette facilità di accesso ad un numero elevato di contenuti unitamente alla flessibilità di visione degli stessi (dove voglio, quando voglio, come voglio) hanno prodotto, speriamo non in maniera irreversibile, un mutamento socio/culturale nel campo dell’intrattenimento, accelerando in maniera esponenziale (un balzo di 10 anni) una tendenza già in atto prima del 2020.
La priorità ora è riportare gli spettatori al cinema. Giovani e meno giovani. Se è vero, come è vero, che il film è il contenuto audiovisivo più visto su ogni tipo di device, l’obbiettivo, e la sfida, comune è quello di far riconquistare al film la fruizione che gli è propria. Quella nella sala cinematografica
La sala cinematografica svolge infatti una importante funzione di aggregatore sociale offrendo un’esperienza di visione collettiva e condivisa, unica e insostituibile.
Sottolineare la “centralità della sala” non è uno slogan retrogrado o romantico. Ma sottende solide motivazioni industriali e di sistema. I ricavi generati dal box office rappresentano un importante flusso di risorse necessarie per il recupero degli investimenti. Il successo o meno di un film in sala ha poi tradizionalmente rappresentato un parametro indispensabile per gli operatori consentendo la valutazione (anche economica) dell’opera, per la commercializzazione successiva al passaggio al cinema.
È inoltre innegabile l’importanza che riveste la distribuzione al cinema per la “visibilità” del film e dei suoi talent (registi, interpreti, figure tecniche) nel panorama dei prodotti audiovisivi.
Infine, il settore offre lavoro a decine di migliaia di persone tra occupati diretti e indotto.
Il successo, soprattutto tra i giovani, che molti film americani hanno ottenuto in questi mesi, a differenza delle pellicole italiane che stanno soffrendo di più, dimostra comunque che la voglia di andare al cinema resiste. Ma la selezione si è fatta più dura. In altre parole, aumentando la concorrenza (casalinga) e le aspettative qualitative sul prodotto, le motivazioni che oggi spingono uno spettatore ad uscire di casa ed entrare in un cinema per vedere un film devono essere particolarmente robuste.
È quindi compito, e responsabilità, di autori, produttori e distributori ideare, realizzare e promuovere in modo adeguato e innovativo opere che abbiano sempre più la capacità di attrarre spettatori e rispondere alle richieste di un pubblico sempre più esigente.
Ed è compito, e responsabilità, degli esercenti cinematografici di offrire al pubblico locali dotati delle tecnologie più avanzate, dei migliori standard di confort e dei servizi più accoglienti e variegati invogliandoli a tornare regolarmente a frequentare i loro cinema.
La qualità, del prodotto, dei cinema e della comunicazione, è quindi a mio parere la parola chiave per far ripartire il settore.
Indispensabile, e urgente, in questo processo, un rinnovato sostegno pubblico di incentivi (anche limitati nel tempo) che affianchi gli imprenditori nei loro sforzi: una serie di misure snelle, chiare, facili da utilizzare, stabili e certe che li mettano nelle condizioni di investire con determinazione.
Speriamo di essere ancora in tempo per poter intervenire e restituire davvero alla sala il ruolo centrale che le spetta all’interno dell’industria del cinema, disegnando degli interventi utili a tutta la filiera anche con il coordinamento delle piattaforme che svolgono attività complementari a quelle dell’esercizio ma importanti per l’industria cinematografica.