Quando la Cultura incontra la Sostenibilità

Qual è il ruolo che la Cultura gioca all’interno delle pratiche di sostenibilità intraprese dalle aziende? È questo uno dei due ambiti di indagine, insieme a quello delle politiche museali, del XIII Rapporto Civita “When Sustainability meets Culture. Quando la Cultura incontra la Sostenibilità”.

Obiettivo ambizioso ma necessario, sia perché riguarda un settore strategico per le imprese – e per le organizzazioni culturali – sia perché la riflessione sulla triade impresacultura &sviluppo sostenibile è ancora in larga parte inesplorata.
Da sempre proiettata alla innovazione e attenta alle esigenze che si presentano nel rapporto fra impresa e cultura, l’Associazione Civita già nel 2017, attraverso il Comitato “Arte&Impresa: Corporate Cultural Responsibility”, aveva affrontato la dimensione della sostenibilità sociale di impresa, progettando in via sperimentale un modello di rendicontazione degli interventi effettuati dalle imprese in ambito culturale. Successivamente, a distanza di cinque anni, è stato costituito in seno all’Associazione il nuovo Comitato “Cultura e Sostenibilità d’Impresa”, che ha riunito intorno ad un tavolo di lavoro i rappresentanti di tredici aziende, di primissimo livello, da sempre impegnate su questi fronti, con lo scopo di condividere best practices e confrontarsi sulle evoluzioni della sostenibilità. Il lavoro del Comitato è in buona parte confluito nel Rapporto, arricchendolo di testimonianze, casi e buone pratiche.

In questi tempi ibridi e turbolenti, in cui gli attori economici e sociali sono alla ricerca di nuovi equilibri e punti di ancoraggio solidi e condivisi, è frequente rilevare come la sostenibilità sia parte integrante degli approcci manageriali di aziende alla ricerca di un’armonia fra profitto e generazione di “valore condiviso” con gli stakeholder, entrando di diritto anche nell’agenda delle politiche culturali. Le imprese, così come i musei, sono chiamati a interpretare la contemporaneità e a guidare in modo innovativo il cambiamento, assumendo la sostenibilità integrale quale pilastro centrale del proprio operato, non solo con narrazioni suggestive, ma anche mediante azioni concrete e misurabili.

Tuttavia, sebbene sia ampiamente condiviso che non sia praticabile una competitività d’impresa che prescinda dalla sostenibilità ambientale, sociale e di governance, non mancano le criticità e i colli di bottiglia nel far sì che la cultura guadagni lo spazio e il peso che merita.  In primo luogo, difficoltà nel considerare la cultura quale terreno sul quale poter applicare quei processi di valutazione degli impatti e delle perfomance indispensabili in ogni progetto autenticamente ispirato alla sostenibilità. Non va poi sottovalutata la complessità spesso riscontrata nel far dialogare e collaborare imprese e organizzazioni culturali; queste ultime, infatti, necessitano di ripensare il proprio atteggiamento talora autoreferenziale, aprendosi ad approcci orientati alla costruzione di relazioni robuste e durature nei confronti degli stakeholder (incluse le imprese), con cui co-progettare iniziative a beneficio delle comunità e generatrici di valore condiviso.

Del resto, la piena realizzazione degli Obiettivi dell’Agenda 2030 richiede l’adozione di una visione integrata dei problemi e delle sfide a cui l’umanità si sta affacciando, una governance multilivello, guidata dai principi della sussidiarietà, della proporzionalità e del partenariato, e dal coinvolgimento attivo di una pluralità di attori della società civile, soggetti pubblici e privati, profit e non profit.
Tuttavia, però, proprio nella Agenda 2030 la Cultura sembra occupare uno spazio limitato, non essendo stata declinata all’interno di uno dei 17 SDGs (Sustainable Development Goals), bensì menzionata solo in 4 (4.7; 8.9; 11.4; 12.b) dei 169 target con cui sono articolati gli stessi SDGs.

Alla Cultura, dunque, non viene riconosciuto un ruolo nevralgico all’interno dei nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile, né viene riconosciuta l’ampiezza dello spettro semantico del termine Cultura che include non solo il mero patrimonio culturale tangibile e intangibile – a cui essa viene spesso ridotta soprattutto quando inserita all’interno di riflessioni inerenti la sostenibilità – ma anche la creatività, i modelli e gli universi simbolici che caratterizzano alcune comunità locali, le opportunità di lavoro nell’industria culturale e del turismo sostenibile, e così via. Molteplici sono, dunque, le declinazioni che possono originare dalla relazione tra Cultura e sostenibilità.
Tuttavia, non è da tutti accettato il fatto che lo sviluppo economico moderno sia legato alla creazione di cultura. Ed è per questo che è necessario che le imprese condividano in tempi rapidi una definizione di Cultura più inclusiva e olistica possibile e definiscano standard di misurazione e rendicontazione degli interventi effettuati in ambito culturale, adeguati alla reportistica di sostenibilità aziendale.
Civita, una associazione di imprese che da sempre è impegnata nella ricerca di un dialogo innovativo fra il mondo della cultura e quello dell’economia, vuole dare il proprio contributo affinché emergano con forza e in tempi rapidi i punti di contatto tra imprese e cultura.
Il nostro auspicio è che il nostro XIII Rapporto possa rappresentare un tassello aggiuntivo per lastricare la strada verso una sostenibilità condivisa, integrale e inclusiva.

 

Simonetta Giordani, Segretario Generale Associazione Civita