XIV Rapporto Civita “Lungo le vie della conoscenza”: risultati della ricerca

L’indagine realizzata nell’ambito del XIV Rapporto Civita ha come obiettivo l’esplorazione delle relazioni che intercorrono fra l’anima umanistica e quella scientifica della conoscenza, secondo la percezione e il vissuto dei giovani italiani fra i 18 e i 34 anni. Queste relazioni si innestano principalmente, ma non esclusivamente, sulle dimensioni del linguaggio e della comunicazione dei contenuti culturali e scientifici, determinando, a seconda di una serie di variabili, posizioni di potenziale vicinanza fra i mondi della cultura e della scienza, così come di radicale distanza. Attraverso questo studio si intende, in definitiva, contribuire a comprendere se e quanto sia marcata la percezione di distanza fra le due anime della conoscenza e come questo possa influenzare i percorsi di narrazione e trasmissione di contenuti culturali e scientifici anche al fine di superare, o quanto meno ridurre, potenziali contrapposizioni, a beneficio in primo luogo dei giovani e, più in generale, dell’intera società. Dal punto di vista metodologico, il lavoro condotto congiuntamente da Associazione Civita e Fondazione Human Technopole, in collaborazione con SWG, è il risultato di un processo di ricerca strutturato attraverso due moduli tra loro distinti ma intrinsecamente connessi. In un primo momento è stata realizzata un’indagine qualitativa condotta tramite un web focus group, con l’obiettivo di contestualizzare i concetti di scienza e cultura nella platea dei giovani. Sulla base dei risultati del web focus è stato improntato il questionario di rilevazione per l’indagine quantitativa, con lo scopo di dotarsi di uno strumento in grado di analizzare in profondità la tematica del rapporto dei giovani con la scienza e la cultura, ma anche di offrire un taglio interpretativo innovativo. Il questionario, composto da 30 domande, è stato somministrato con metodologia CAWI ad un campione di 1.500 soggetti tra i 18 ed i 34 anni, rappresentativo dei giovani italiani secondo i parametri di area di residenza, genere ed età.
Di seguito le principali considerazioni che emergono dalla ricerca.

1. Dall’indagine sui giovani traspare una considerevole consapevolezza circa i confini semantici che delimitano i due concetti, che possono in estrema sintesi essere definiti come segue.
Cultura = insieme di nozioni, credenze, costumi acquisiti nel tempo come risultato di studio, esperienza personale, ma anche di tradizioni trasmesse a livello familiare, che aiutano a costruire un’identità come popolo e rappresentano una guida morale per le scelte chiave di una società.
Scienza = insieme di discipline basate sull’osservazione e sul metodo sperimentale, proiettate al progresso, che consentono di conoscere la realtà e di risolvere problemi.
Se le due definizioni sono evidentemente accomunate dalla sistematizzazione rigorosa di un insieme di conoscenze riconducibile ai termini “sapere, conoscenza e studio” (per quasi 9 intervistati su 10), non mancano gli elementi nettamente distintivi: alla cultura si associano più comunemente i concetti di “identità, storia e tradizione, etica, morale, creatività e arte”. La scienza, d’altra parte, viene accomunata più spesso a “tecnologia, innovazione e metodo”, nonché – con frequenza più bassa, ma in misura più alta rispetto a cultura – ai concetti di “economia e business”. All’interno del quadro semantico finora delineato, approfondendo le relazioni personali con i mondi della scienza e della cultura, spiccano ulteriori differenze degne di nota sulla base dei profili formativi e/o professionali dei giovani intervistati. I soggetti con un’istruzione tecnico-scientifica o sanitaria associano più spesso al concetto di scienza anche termini quali “creatività, arte, piacere”, ovvero elementi che hanno una accezione emotiva positiva e creativa, mostrando un rapporto qualitativamente diverso con le discipline scientifiche rispetto a coloro che hanno una formazione prettamente umanistica. Questi ultimi, al contrario, manifestano una maggior distanza emotiva e cognitiva con il mondo della scienza, percepito come complesso, spesso di difficile comprensione e persino fonte di ansia e timore. Ne deriva una importante considerazione: chi ha una formazione scientifica riesce ad avere un rapporto con la cultura più aperto e familiare di quanto accade a chi ha una formazione umanistica nel suo rapporto con la scienza.

2. La scienza è maggiormente proiettata verso il futuro ma, come detto, considerata meno accessibile. La cultura è percepita come più semplice e direttamente connessa all’essere umano. Entrambi i concetti generano opportunità, piuttosto che rischio.

3. Guardando in modo più approfondito alla sfera emozionale, sebbene cultura e scienza siano entrambe associate soprattutto alla curiosità, la prima è collegata più spesso a gioia e nostalgia, mentre la scienza alla speranza. Quest’ultima genera, tuttavia, anche emozioni negative (ansia e paura) soprattutto su coloro che ne hanno minor familiarità. Del resto, fra i lati oscuri della scienza, emerge il fatto che, affrontando costantemente nuove sfide, produce cambiamenti non sempre controllabili, oltre a generare potenziali criticità sul piano dell’etica. Nel confronto diretto tra i due concetti emerge che la scienza, in virtù del fatto che è basata su un approccio e un metodo universale e condiviso, è universale e non divisiva. Al contrario la cultura proprio perché è profondamente connessa alla storia e all’identità dei popoli, può divenire fonte di conflitto. Tuttavia, la cultura possiede una doppia anima, essendo anche strumento che consente aperture e confronti tra persone e società differenti e quindi potenziale risorsa per una migliore convivenza tra le comunità e tra i popoli.

4. Ampio è l’interesse e il gradimento espresso sia per i contenuti culturali che scientifici, i quali però appaiono più difficili da fruire e talora subiti passivamente. Andando ad analizzare l’importanza attribuita a scienza e cultura nella vita individuale dei ragazzi, entrambe risultano rilevanti, ma per ragioni diverse. La scienza è considerata uno strumento fondamentale per migliorare le condizioni di vita e, più in generale, di supporto alle scelte quotidiane. D’altra parte, la cultura viene percepita come più rilevante rispetto alla scienza per quanto riguarda gli aspetti direttamente connessi alla sfera relazionale (“crescita umana e personale, capacità di stare con le persone e reputazione”).

5. Se dall’indagine demoscopica la cultura appare più presente e diffusa nella quotidianità dei ragazzi, oltre che più coinvolgente rispetto alla scienza, ciò si rispecchia nei consumi culturali e scientifici, i primi dei quali intercettano una platea di consumatori ben più ampia rispetto a quelli scientifici, anche se con differenze significative sempre in relazione al background individuale. Prendendo in considerazione giornali e riviste le differenze sono relativamente marginali e a dichiarare di leggere articoli a tema culturale almeno saltuariamente è il 74% dei giovani intervistati, mentre la stessa voce per il contesto scientifico raggiunge il 70%. Nel più ampio contesto della lettura, la differenza tra narrativa e saggistica scientifica raggiunge i 17 punti percentuali, per arrivare infine a 18 punti quando si prendono in considerazione le visite ai musei, dove il 33% dichiara di non aver mai visitato un museo a tema scientifico nell’ultimo anno, contro il 18% dei musei a tema culturale. Questo aspetto rende necessario evidenziare che il divario è in buona parte attribuibile ad un significativo squilibrio quantitativo di offerta nel nostro Paese, ampiamente sbilanciata verso la cultura. L’accesso a contenuti culturali e scientifici passa da una molteplicità di canali e strumenti, scelti dai ragazzi secondo un menù personalizzato in base alle sensibilità e alle esigenze individuali e, quando si prendono in considerazione i contenuti scientifici, tutti i canali vengono utilizzati con meno frequenza rispetto a quando si parla di contenuti culturali. In generale, il primo canale per diffusione sono i social network, seguiti dalle tv gratuite, da blog e siti internet e da tv a pagamento. Emerge quindi un quadro fortemente caratterizzato da una fruizione più basata sulle immagini che sui testi, ovvero con modelli divulgativi più generalisti e meno specialistici.

6. Il tema dell’accessibilità è di fondamentale importanza. La percezione di fruibilità di scienza e cultura dipinge un quadro fortemente polarizzato, dove in ambito culturale il 21% degli intervistati si sente escluso dalla possibilità di accedere ai contenuti, mentre in ambito scientifico la quota sale al 35%. Se a reputare i contenuti scientifici inaccessibili è oltre un terzo dei giovani, si sfiora la metà quando si considerano giovani con una formazione umanistica o un’occupazione inerente alla cultura. I giovani che fruiscono di contenuti scientifici e culturali in maniera ridotta dichiarano di farlo prevalentemente per una mancanza di interesse verso l’uno o l’altro elemento, ma emerge, come anticipato, un aspetto legato alle barriere di accesso per i contenuti scientifici, considerati più difficili da comprendere. Si tratta, quindi, di un ostacolo fondamentalmente di natura cognitiva, laddove nel campo culturale la non accessibilità è innanzitutto ricondotta alla mancanza di risorse economiche individuali o all’impossibilità strutturale di accedere ad un evento o ad un prodotto per carenza di offerta sul territorio di appartenenza.
Il fatto che la scienza richieda un livello di competenze più profondo per fruirne la rende più lontana e porta ad un atteggiamento più passivo. Per quanto presente e pervasiva, essa non suscita la stessa curiosità e attenzione di un evento o di un prodotto culturale.

7. La questione si fa più evidente quando si riflette sui potenziali incentivi utili ad aumentare l’interesse dei giovani verso la cultura e la scienza. Mentre per la cultura l’elemento cruciale attiene gli aspetti economici, per la scienza il primo elemento in ordine di importanza riguarda la presenza di mediatori e facilitatori che agevolino la comprensione della scienza e la rendano più emozionante e avvincente. In definitiva, oltre 8 giovani su 10 evidenziano la centralità di mediatori e divulgatori per ridurre la distanza emotiva tra giovani e scienza e, in questa direzione, ricoprono un ruolo importante anche i medium tecnologici capaci di generare stupore e coinvolgimento attivo.

8. Fra questi hanno acquisito centralità le tecnologie immersive, come la realtà aumentata, virtuale e mista. Oltre il 60% dei giovani intervistati dichiara di avere fruito di queste esperienze in ambito culturale o scientifico (sino a punte del 70% fra i 18 e i 21 anni), e la quota raggiunge il 68% se si considera anche chi ha utilizzato questi strumenti nell’ambito del gaming. Ad oggi la fruizione di questi strumenti appare diffusa soprattutto in contesti formativi (poco più del 20% del campione), ma oltre un giovane lavoratore su dieci dichiara di averne fatto uso anche in ambito professionale. All’interno di contesti museali l’utilizzo ha interessato il 19% degli intervistati con applicazioni in ambito culturale, e l’11% in ambito scientifico. Per 9 intervistati su 10 le esperienze vengono reputate emozionanti, offrendo l’opportunità di osservare l’arte e la scienza da un’angolatura diversa e inedita. In un certo numero di casi (4 su 10), tuttavia, le elevate aspettative verso questo tipo di esperienze sono state deluse.

 

(a cura della redazione)